Collezione microbica ENEA
Biorestauro: biotecnologie microbiche per i beni culturali
Le biotecnologie microbiche hanno un forte potenziale innovativo per lo sviluppo di una strategia di restauro più sostenibile (Biorestauro). I prodotti di origine microbica possono sostituire i prodotti tossici in uso, sono selettivi verso i depositi da rimuovere, rispettosi del materiale originario, innocui per gli operatori. Si basano sull’uso di cellule microbiche vive, principalmente batteri, di origine ambientale, non patogeni e non modificati geneticamente, quindi sicuri, senza restrizioni di impiego. I batteri vengono immobilizzati all’interno di un supporto inerte-da scegliere in accordo con il caso specifico (“micro-packs”). Sono di facile impiego, poiché non richiedono condizioni operative stringenti. Il biorestauro trova applicazioni per problemi di pulitura e di consolidamento.
Bio-pulitura
Grazie alle loro particolari caratteristiche metaboliche, i ceppi della collezione hanno trovato applicazione nel settore dei Beni Culturali e sono attualmente impiegati per interventi di bio-restauro. Da 2013 queste applicazioni hanno interessato numerose opere d’arte di importanti autori- quali Carracci, Algardi, Balzico, Michelangelo, Sansovino- dimostrando la loro fattibilità sul campo. L’applicazione nel campo dei BBCC ha originato il brevetto Europeo ENEA EP 3046779 B1 di cui tre ceppi della collezione, depositati presso la collezione DSMZ, sono parte integrante. Negli ultimi anni la collezione si è arricchita di ceppi provenienti da siti archeologici, monumenti e opere d’arte. Un’ampia serie di “casi dimostratori”, condotti in cantieri di restauro su diverse tipologie di manufatti con diverse problematiche, hanno fornito una prova dell’effettivo potenziale delle biotecnologie microbiche nel campo dei Beni Culturali.
Bio-consolidamento
I batteri producono una varietà di cristalli, tra cui la calcite. La biomineralizzazione batterica è un fenomeno diffuso in natura e la maggior parte delle rocce calcaree sono di origine biologica e la biocalcite è un materiale più compatibile rispetto ai consolidanti sintetici. Questa capacità può essere sfruttata nella conservazione del patrimonio culturale per il bioconsolidamento di monumenti e opere lapidee.